A dare la notizia ufficiale sono Danny Sullivan e Gary Illyes i quali dal blog ufficiale di Google spiegano come si è evoluto il link “nofollow” con i nuovi modi per identificare la natura dei link.
Ripercorrendo velocemente la storia dell’attributo nofollow è doveroso ricordare che Google lo introdusse 15 anni fa per aiutare a combattere lo spam nei commenti. Nella sua naturale evoluzione è diventato rapidamente uno dei metodi raccomandati da Google per contrassegnare i link pubblicitari o sponsorizzati.
Come scriviamo spesso la rapidità con la quale si evolve internet è tale che spesso nemmeno Google riesce a immaginare cosa potrebbe succedere da lì a qualche anno.
Il web si è evoluto da quando il “nofollow” è stato introdotto nel 2005 ed è tempo che anche il “nofollow” si evolva.
Il 10 settembre Google ha annunciato due nuovi attributi di link che forniscono ai webmaster ulteriori modi per far identificare a Google Search la natura di particolari link.
Questi, insieme a nofollow, sono riassunti di seguito:
- rel=”sponsored”: questo attributo deve essere utilizzato per sponsorizzare ed identificare i link su un sito che sono stati creati come parte di pubblicità, sponsorizzazioni o altri accordi commerciali.
- rel=”ugc”: UGC sta per User Generated Content. Il valore dell’attributo ugc è raccomandato per i link all’interno dei contenuti generati dall’utente, come commenti e messaggi del forum.
- rel=”nofollow”: questo attributo deve essere utilizzato per i casi in cui si desidera collegare una pagina ma non si vuole implicare alcun tipo di approvazione, incluso il passaggio di ranking ad un’altra pagina
Come cambiano gli algoritmi con il nuovo attributo “nofollow”
Quando l’attributo “nofollow” è stato introdotto, Google agiva sempre allo stesso modo, ossia non passava alcun “credito” ai link contrassegnati in questo modo all’interno degli algoritmi di ricerca.
Da oggi tutto è cambiato, perché tutti gli attributi dei link (sponsored, UGC e nofollow) sono trattati come suggerimenti (da considerare o escludere all’interno della ricerca).
Google dice espressamente che “useremo questi suggerimenti – insieme ad altri segnali – come un modo per capire meglio come analizzare e utilizzare in modo appropriato i link all’interno dei nostri sistemi”.
Certamente interessante è la nuova impostazione algoritmica che non ignora più completamente tali collegamenti, come era stato per il “nofollow”.
Danny Sullivan e Gary Illyes nel comunicato ufficiale spiegano che la scelta dei nuovi attributi e l’essere diventati dei suggerimenti è stata presa perché “i link contengono informazioni preziose che possono aiutarci a migliorare la ricerca, come ad esempio il modo in cui le parole all’interno dei link descrivono il contenuto a cui puntano. L’esame di tutti i link che incontriamo può anche aiutarci a comprendere meglio gli schemi di collegamento innaturali. Passando a un modello di suggerimento, non perdiamo più queste importanti informazioni, pur consentendo ai proprietari del sito di indicare che ad alcuni link non dovrebbe essere dato il peso di first-party endorsement“.